Nei Commentarii Piccolomini incontra Carlotta, regina di Cipro, che giunge in Italia per consultare il pontefice. La narrazione si apre con una descrizione dell’isola accompagnata da un quadro storico che ne contestualizza gli avvenimenti: caduto l’Impero Romano, Cipro passò nelle mani dei greci fino all’arrivo di Riccardo d’Inghilterra che, dopo averla saccheggiata, la conquistò per poi venderla al francese Guido di Lusignano. Piccolomini descrive le lotte per il potere dell’isola, fino all’ascesa di Giovanni II di Cipro, definito da Enea come un uomo poco virile, che sposò Elena Paleologa, donna capace ma perfida, dando alla luce Carlotta di Lusignano, nel 1444. Alla morte del padre, Carlotta salì al trono come regina di Cipro, Gerusalemme e Armenia.

Francesco Berlinghieri, Cipro nel 1482, Geographia, incunabolo per Niccolò di Lorenzo, Firenze.

Il regno della donna fu presto minacciato dal fratellastro Giacomo che, trovata alleanza con gli egiziani, contestava la sua legittimità al trono affermando che il potere di governare non può essere affidato ad una donna:

Natura masculis non foeminis imperium dedit nec aequitas permittit regnum filios extraneis cedere.

Gli egiziani, non volendo lasciare il governo di Cipro al marito di Carlotta, Ludovico di Savoia, poiché era francese, decisero di appoggiare la causa e occuparono l’isola, cacciando la regina.

Dopo essersi rifugiata a Rodi, Carlotta decise di fare ritorno alla terra natale con l’intento di marciare contro Nicosia e riconquistare il proprio regno; Giacomo, venuto a conoscenza dei suoi piani, respinse il suo attacco. In preda alla disperazione, Carlotta si rivolse a Pio II per chiedere supporto contro il fratello. Nei Commentarii, Enea riferisce di aver accolto la regina a Roma con grande ospitalità e splendore, ma è noto che il papa, venuto a sapere dell’arrivo della donna, inviò il cardinale d’Estouteville a Ostia con l’incarico di dissuaderla dal rivolgersi al pontefice che non desiderava riceverla. Carlotta, dopo aver insistito, giunse a Roma il 15 ottobre 1461.

Pio II, incontrata la regina, ne fornisce una descrizione fisica, evidenziando la bellezza e l’eleganza della giovane donna di ventiquattro anni che si contraddistingue per la sua grazia innata e la sua capacità oratoria. Il suo portamento rispecchia l’eleganza di una principessa di sangue reale:

Mulier quattror et viginti annos nata videbatur; statura mediocri; laetis oculis; facie inter fuscam et pallidam, non sine gratia; sermone blando et Graecorum more torrenti; vestitu gallico, moribus qui regio sanguini convenirent.

Cosimo Rosselli, Carlotta di Lusignano in Discorso della Montagna, Cappella Sistina, Città del Vaticano, 1481-1482.

Carlotta rivolge un’orazione a Pio II per spiegare la sua situazione:

Regno deiecta, inops et nuda prorsus ad te confugi.

Il fratellastro Giacomo, con il sostegno degli egiziani, ha occupato l’isola e perseguitato Carlotta e Ludovico. Tutto il regno, eccetto Famagosta e Colosso, si trova sotto il dominio del fratello e degli islamici. La donna chiede al pontefice un sostegno economico per radunare un esercito che gli verrà fornito quando chiederà aiuto alla famiglia del marito, i Savoia.

L’intelligenza e la furbizia della regina emergono dal fatto che solleciti l’aiuto del papa per riconquistare Cipro non allo scopo di porla nuovamente sotto il suo dominio: la liberazione dell’isola è necessaria per salvarla dal nemico islamico. Lo scontro tra Carlotta e il fratellastro non è più una lotta politica per la supremazia e il potere, ma diviene un conflitto religioso tra cristianesimo e islam. L’aiuto del papa è necessario ad arginare l’influenza del nemico musulmano e compiere un atto di difesa del cristianesimo. Carlotta evidenzia come ad essere cacciata dall’isola non sia stata solo lei, ma anche Cristo; gli islamici, se non combattuti, distruggeranno le Chiese e introdurranno il culto di Maometto. La regina fa leva sulla principale preoccupazione del pontificato di Pio, il potere islamico, per persuaderlo.

Piccolomini, deciso a combattere l’islam, sceglie di aiutare Carlotta:

Pone lacrimas atque confide, filia. Non te deseremus.

Nella sua risposta ricorda però che il motivo delle sue disgrazie è il peccato commesso dal suocero e dal marito: quando i Savoia furono invitati al congresso di Mantova, per intraprendere la crociata contro i Turchi, non offrirono alcun aiuto. Inoltre, Enea afferma che le sventure della donna siano una punizione divina dovuta alle colpe della madre, Elena, che non ha mai assecondato il volere della Chiesa.

Dopo numerose udienze, il papa rimase fedele alla sua promessa e fornì alla principessa il supporto necessario per recarsi presso i Savoia e chiedere aiuto. Tuttavia, la famiglia non mostrò la stessa disponibilità di Pio: rifiutò la richiesta della donna, motivando la decisione con l’impossibilità di spendere ulteriori risorse e indebolirsi per sostenere Cipro. Inoltre, credevano che non fosse opportuno per una donna attraversare l’Occidente per chiedere aiuto. Nonostante la tenacia e la volontà della regina di riconquistare i propri domini, ella dovette rassegnarsi. Morì a Roma, esiliata dalla terra natale.

PICCOLOMINI, Commentarii: Libro VII, cap V, VI, VII.