Guerriera nota per il suo contributo decisivo durante la Guerra dei Cent’anni, giustiziata dall’Inquisizione ma successivamente santificata dalla Chiesa: Giovanna d’Arco è una figura politica emblematica del XV secolo.
Pio II decide di soffermarsi a lungo sulla vita della donna, di ripercorrerne le imprese intrecciandole agli eventi storici della Francia, con l’intento di conservare la memoria di una femmina meritevole di essere ricordata dalle future generazioni. Infatti Piccolomini, con la sua narrazione, si propone di suscitare nel lettore ammirazione per le azioni della santa e convincere i posteri riguardo la veridicità delle sue operazioni belliche.

La caratteristica peculiare della giovane donna che viene evidenziata da Pio II è l’illuminazione ricevuta dallo Spirito Santo: divino afflata spiritu sicut res eius gestae demostrant, usando le parole di Enea Silvio. La Pulzella afferma la legittimità del suo ruolo profetico dinanzi a un tribunale composto da teologi, dotti e giuristi; la sua determinazione le conferisce credibilità da parte del Delfino di Francia, Carlo VII, che decide di seguirla in battaglia.
Enea sottolinea il carattere miracoloso e provvidenziale delle imprese della contadina che, guidata da visioni divine, riuscì a risollevare le sorti della Francia portando l’esercito a notevoli vittorie, come quella di Orléans, Patay e Reims.
La fama della guerriera era cresciuta al punto da incutere timore nei nemici e indurli a crederla capace di miracoli, fino all’assedio di Parigi: qui Giovanna venne colpita da una freccia e l’esercito si ritirò dalla battaglia. Questo errore la rese vulnerabile all’occhio dell’avversario inglese che, alla prima occasione, riuscì ad imprigionarla e condurla alla morte.

Nelle pagine dei Commentarii Giovanna d’Arco è descritta come colei che rivendica il ruolo delle donne nella società, sul campo di battaglia e nella storia: dux foemina belli facta est, scrive Pio II. La sua lotta avviene però con vesti maschili e per questo è giustiziata sul rogo, a Rouen nel 1431, a meno di vent’anni. La Pulzella supera le imposizioni del suo tempo e lotta tra gli uomini come un uomo poiché questo è il volere di Dio, come afferma Enea:
sibi a Deo mandatum esse vestibus ut virilibus utereturet arma essent tractanda virilia.
L’adozione di abiti maschili venne considerato un peccato meritevole della pena di morte. Tale accusa costituiva in realtà un pretesto per eliminare una grande minaccia, colei che aveva ottenuto vittorie decisive in numerose battaglie. In questo contesto, la corporeità femminile si trasforma in un oggetto di natura politica, sotto il controllo dei rappresentanti del potere, ossia gli uomini.
PICCOLOMINI, Commentarii: Libro VI, cap. X, XI.