Margherita di Savoia è analizzata nei Commentarii in maniera piuttosto marginale. Il riferimento che troviamo si inserisce nel contesto della discussione sulla figura di Ludovico IV, conte Palatino e marito di Margherita. Piccolomini la menziona per fornire al lettore il contesto familiare del conte, ma non si sofferma a lungo sulla figura della donna, concentrandosi maggiormente sulla politica e sugli eventi storici legati al marito.

Margherita, quindi, è trattata in modo indiretto, attraverso il suo matrimonio con Ludovico, personaggio centrale nella narrazione; i brevi riferimenti che troviamo riguardano principalmente le dinamiche matrimoniali.
Margherita di Savoia, figlia del duca Amedeo VIII di Savoia e Maria di Borgogna, si sposò tre volte: con Luigi III d’Angiò, re titolare di Sicilia e Napoli che portò al nome dei Savoia il titolo regio, con l’elettore Ludovico IV del Palatinato, ricordato nell’opera di Enea, e con il conte Ulrico V di Württemberg.
Dopo la morte del primo marito, Margherita, divenuta vedova a pochi mesi dal matrimonio, era tornata presso suo padre, Amedeo VIII; quest’ultimo non fu solo un duca: nel 1439 venne eletto antipapa al Concilio di Basilea con il nome di Felice V.
Margherita, essendo figlia di un papa, fu costretta a risposarsi, per non suscitare scandali e scalpori. Quando passa alle seconde nozze, la donna è descritta da Piccolomini come ormai avanti con l’età: ha in realtà ventiquattro anni e dalla nuova unione nasce Filippo, nel 1448. Poco dopo, Ludovico muore, nel 1450 e Margherita si sposa nuovamente con Ulrico V, anch’egli due volte vedovo, ma è costretta a trasferirsi presso il marito a Stoccarda e lasciare suo figlio sotto la tutela dello zio Federico I del Palatino.

Seppur trascurata da Pio II, è interessante soffermarsi su questa donna di straordinaria cultura. Alla corte dei Savoia, il padre Amedeo VIII si fece promotore di arte, musica e cultura chiamando artisti, musicisti e poeti e ampliando la propria biblioteca. Margherita, immersa fin da piccola in questo ambiente, coltivò notevoli interessi letterari, testimoniati da numerosi libri da lei commissionati per la biblioteca, e una forte sensibilità artistica. Intrattenne anche una vasta corrispondenza plurilingue e una fitta rete di rapporti culturali, come testimoniano le sue centocinquanta lettere ancora oggi conservate.
Anche in ambito politico Margherita è riuscita a dare prova delle sue capacità. Dopo le terze nozze avrebbe dovuto trasferirsi a Stoccarda ma, a causa di contrasti tra il Palatinato e Württemberg, Ulrico venne fatto prigioniero; la moglie riuscì a liberarlo versando un’ingente somma finanziaria.
PICCOLOMINI, Commentarii: Libro VI, cap III.