Silvio MARA | Università Cattolica del Sacro Cuore

Il X ciclo di seminari sull’Umanesimo Adriatico è stato inaugurato martedì 28 ottobre dall’intervento del Prof. Silvio Mara (Università Cattolica del Sacro Cuore). Al centro, la libreria ducale di Urbino: nata come strumento di promozione culturale dell’«Umanesimo matematico» – definizione che meglio si confà all’evoluzione cinquecentesca –, viene qui indagata attraverso le nuove acquisizioni e le risonanze di legami e interessi riguardanti Francesco Maria II della Rovere, che si era formato alla corte di Madrid.

All’interno del contesto romano, del sodalizio privato dell’Accademia delle Notti Vaticane (1562), emerge la figura di Carlo Borromeo, attratto proprio dalla biblioteca ducale di Urbino. Da alcune lettere del 1592 che Francesco Maria II invia alla corte pontificia e all’arcivescovato di Milano, si apprende una vicenda che mostra la convergenza di interessi tra i due. Il duca si era reso conto come Carlo Borromeo non avesse più restituito un incunabolo contenente un trattato sulla preghiera, l’Oracional de Fernán Pérez (Murcia, Lope de la Roca y Gabriel Luis de Arinyo, 1487).
Altro testo spagnolo, che mostra il retaggio culturale del duca, e la cui influenza si riflette nella ritrattistica attraverso una serie di simbologie e rimandi, è il Relox de principes di Antonio De Guevara (Valladolid 1529). Il tema è costruito sulla metafora secondo cui il principe cristiano deve comportarsi come un orologio che regola la vita dei sudditi.

All’insegna di una continuità storica tra Umanesimo e Cristianesimo, la nuova libraria ducale di Casteldurante (Urbania) si configura come biblioteca soprattutto di stampe che doveva coprire tutti gli ambiti del sapere, in un rapporto complementare con quella urbinate.

L’ultimo esempio di acquisizione libraria passato in rassegna è il Libro di pittura realizzato sulla base degli scritti di Leonardo da Vinci dall’allievo G. Francesco Melzi (ms. Vat. lat. 1270). L’acquisto deve collocarsi nell’ultima fase della vita di Francesco Maria II, dedicata all’introspezione, allo studio personale. In una lettera del 19 febbraio 1602 di un libraio di Venezia, un certo Pietro Facchinetti, si chiedeva conferma al duca della ricezione dell’opera (il libraio usa il plurale “opere”) del pittore e scultore fiorentino Leonardo Da Vinci.

Grazie a tutte e a tutti per la partecipazione e appuntamento al 4 novembre.